Quando l’idea di avere un bebè si fa strada nei pensieri di una coppia, sono molte le considerazioni che emergono, ma quante donne e uomini pensano alla propria salute riproduttiva prima ancora che il pensiero di un bebè sia effettivamente messo in cantiere?
L’importanza di conoscere la propria capacità riproduttiva
Quando una coppia decide di provare ad avere un bambino, spesso deve scontrarsi con problemi di varia natura. Molto frequentemente si fanno considerazioni sulla fertilità solo quando effettivamente si è pronti per diventare mamma e papà. Ma la capacità riproduttiva è un tema che si dovrebbe affrontare molto tempo prima, sin da giovanissimi, per non arrivare a dover fare i conti con situazioni che possono mettere a rischio il concepimento.
L’infertilità femminile e l’infertilità maschile, della quale si parla molto meno rispetto alla prima, possono essere un grande ostacolo per le coppie che decidono di avere un bambino. Ma non si dovrebbe ridursi all’ultimo, consultando il medico solo quando si comprende che forse c’è qualcosa che ostacola l’arrivo di un bebè. Bisognerebbe conoscere come funziona il proprio corpo anche prima, approfondendo tematiche che sono assolutamente fondamentali ma che spesso vengono sottovalutate. O non tenute in considerazione fino al momento in cui ci si accorge che forse era il caso di pensarci prima. Per prendere tutte le decisioni necessarie per preservare, proteggere, migliorare la propria fertilità.
Se per molte ragazze, infatti, la prima visita ginecologica viene effettuata solamente dopo l’inizio dell’attività sessuale, gli uomini hanno la tendenza a non eseguire nessun controllo, a volte anche in presenza di difficoltà erettive o disturbi agli organi genitali.
Niente di più sbagliato: perché la nostra capacità riproduttiva è un aspetto da preservare non solo nel momento in cui si iniziano i rapporti sessuali oppure quando si ricerca un figlio, ma un aspetto del benessere sessuale che è fondamentale proteggere sempre.
Infertilità e sterilità, quali sono le differenze
Innanzitutto, bisognerebbe cominciare a usare i termini giusti. Infertilità e sterilità sono due parole che spesso sono usate come sinonimi, ma a sproposito. Perché sono due condizioni completamente diverse. Si parla di infertilità quando una coppia dopo uno o due anni di rapporti regolari non protetti non riesce a concepire un figlio, secondo gli ultimi dati di riferimento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Per chi è già genitore ed è alla ricerca di un secondo figlio che non arriva entro queste tempistiche, si parla invece di infertilità secondaria.
Con il termine sterilità, invece, si intende quella condizione in cui l’uomo o la donna o entrambi hanno problematiche e malattie tali che non permettono di avere figli. La sterilità è diagnosticata quando uno o entrambi i membri della coppia soffrono di una condizione fisica permanente che impedisce il concepimento e quando, nonostante le cure e i trattamenti, il concepimento non avviene.
Confondere i due termini è molto pericoloso, perché diversi saranno gli approcci medici ai quali sottoporsi in caso di difficoltà a concepire e conoscere cosa si può fare in caso di infertilità femminile e maschile è fondamentale per poter aumentare le possibilità di concepimento a ogni età.
Fertilità femminile, cosa dobbiamo sapere
La fertilità femminile è un tema spesso molto dibattuto. In Italia l’età media di una donna al primo figlio cresce costantemente per diversi fattori, che giocano un ruolo fondamentale sulla scelta del momento giusto per pensare di avere un bambino. Spesso, però, queste valutazioni non coincidono con il periodo fertile di ogni donna, che si stima abbia un picco massimo e una lenta ma progressiva discesa negli anni che precedono la menopausa. A partire da 14 anni di solito comincia il periodo fertile di ogni donna, con il primo ciclo mestruale e le prime ovulazioni. Mestruazioni che durano fino ai 50 anni circa, quando la donna entra in menopausa.
La finestra fertile di ogni donna può variare molto, ma generalmente è al suo apice intorno ai 20 anni. Già a 35 anni le possibilità di concepire diminuiscono progressivamente, arrivando intorno ai 44-45 anni a essere sempre minori. Non vuol dire che non si possono avere figli. Significa che può essere più difficile concepire.
Se una donna non riesce a ottenere una gravidanza dopo uno o due anni di rapporti non protetti, diagnosticato che non ci siano problematiche maschili, si parla di infertilità femminile. La causa principale è dovuta alla riserva ovarica delle donne che progressivamente va a impoverirsi e a ridursi, facendo diminuire le possibilità di concepimento. Altre cause possono essere problemi all’apparato riproduttivo, malformazioni congenite, problemi ormonali, infezioni. Talvolta, nonostante tutti gli esami e le visite eseguiti, non si riesce a risalire alla causa.
Fare controlli ginecologici di routine, partecipare ai progetti di screening, eseguire esami anche in giovane età è fondamentale per conoscere la propria fertilità e preservarla prendendosi cura della propria salute intima. Per il presente e per il futuro: perché anche se non è il momento giusto per poter pensare di avviare una gravidanza, si potrebbero mettere in atto tutta una serie di azioni che possano preservare la propria riserva ovarica. Come, ad esempio, il congelamento dei propri ovociti, da conservare dal momento in cui la fertilità è all’apice e avere maggiori possibilità di concepimento in futuro.
Si chiama crioconservazione degli ovociti per ragioni non mediche la procedura alla quale sempre più donne accedono e attraverso la quale decidono di conservare la propria fertilità. Perché non per tutte le donne il momento di maggiore fertilità è il momento giusto per avere un figlio. A 20-35 anni quante sono pronte a diventare madri? Per tutta una serie di motivi, è ormai un dato di fatto che sempre più spesso si cerca un figlio più avanti quando, però, il corpo potrebbe non essere più tanto collaborativo. In questo viene in aiuto la scienza, mettendo a disposizione la possibilità di congelare gli ovociti e poterli utilizzare in futuro se ci fossero difficoltà a concepire naturalmente.
Fertilità maschile, cosa dobbiamo sapere
Come funziona, invece, la fertilità maschile? Si parla di infertilità maschile quando la capacità riproduttiva dell’uomo è ridotta, ovvero non riesce a produrre un numero sufficiente di spermatozoi o la qualità degli stessi non rientra in quella che viene considerata la normalità.
Le cause dell’infertilità maschile possono essere diverse: l’uomo può soffrire di malattie sessualmente trasmesse, problemi alla prostata come infiammazioni, difficoltà nell’attività sessuale, malattie genetiche come la fibrosi cistica, diabete, esposizione ad agenti chimici, conseguenze di malattie pregresse come la parotite o la tubercolosi.
Come per la donna, anche l’uomo dovrebbe sottoporsi, anche in giovane età, a visite di routine per poter conoscere la propria fertilità e il proprio stato di salute. La palpazione dei testicoli e l’esplorazione rettale sono due strumenti utili per poter diagnosticare in tempo eventuali problemi. Così come l’esame del liquido seminale, spermiogramma e spermiocultura, che possono dare informazioni sulla salute degli spermatozoi. Altri esami utili da non fare solo quando si decide di avere un figlio, ma come buone regole di prevenzione sono esami di laboratorio ormonali, esami e visite per valutare la salute della tiroide, l’analisi genetica.
Rivolgersi con fiducia al proprio medico curante, sia per le donne sia per gli uomini, contattare medici specializzati, parlare dei propri problemi è il primo passo per poter risolvere per tempo eventuali problematiche che potrebbero mettere a rischio la capacità riproduttiva.