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Quest’anno, in occasione della “Milano Fashion Week”, molti dei protagonisti del fashion system hanno deciso di accogliere la richiesta dei Millennials di una maggiore sensibilizzazione nei confronti dell’ambiente; un tema molto sentito, considerato che l’industria della moda risulta essere la seconda più inquinante al mondo, dopo quella petrolchimica.

Vedremo sfilare sulle passerelle dell’imminente Settimana della Moda di MIlano (dal 18 al 24 febbraio) abiti con tessuti che, come dichiarato da Carlo Casapa (presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana), seguono “i più alti standard di sostenibilità”, per diminuire quanto più possibile l’impatto sull’ambiente.

Una moda eco-friendly e cruelty free è la tendenza per gli anni a venire, come già dimostrato da Stella McCartney, che con la sua collezione Primavera/Estate 2020 presentata nei mesi scorsi, è riuscita a raggiungere il 75% di ecosostenibilità.

Livello mai raggiunto prima nel settore, senza perdere di qualità e originalità.

L’importante presa di coscienza su quanto l’industria in generale e quella della moda in particolare ha un enorme impatto inquinante sull’ambiente è uno dei principali motivi di successo del business nato intorno al mercato dell’usato che oggi, in Italia, si aggira intorno ai 23 miliardi di Euro.

I mercatini rionali cominciano a ripopolarsi, così come i negozi “second hand” sparsi in ogni città: dai vestiti all’oggettistica varia, una vera e propria corsa al riuso e al riciclo, per un mondo senza sprechi.

Il vendere e il comprare oggetti e vestiti usati è diventato un modo semplice e alla portata di tutti per contribuire alla salvaguardia del nostro pianeta, insieme alla raccolta differenziata, all’uso delle lampadine a Led e all’acquisto dei prodotti a chilometro zero.

 

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RedazioneRedazione18 Luglio 2019

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