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Conoscere le tipologie di violenza sulle donne per prevenire e contrastare la violazione dei diritti umani

Siamo abituate ad associare la violenza sulle donne a manifestazioni fisiche ma la violenza di genere ha molte forme e, per questo motivo, molto spesso è difficile riconoscere una donna in difficoltà o vittima di abusi. E anche ammettere di esserlo noi stesse

Oggi vogliamo approfondire proprio questi aspetti, analizzando i tipi di violenza maschile nei confronti delle donne, perché parlarne possa aiutare a riconoscere se siamo o siamo state vittime di violenza o se lo è oppure lo è stata una donna che conosciamo; in modo da aiutare noi stesse e chi ci sta vicino a chiedere supporto in caso di molestie. Perché, affinché nessuna donna sia più vittima di violenza, è necessario imparare a prevenire e contrastare comportamenti che ledono una delle più grandi conquiste di tutti i tempi ovvero i diritti umani: dignità, libertà, uguaglianza e fratellanza.





Violenza di genere, cosa significa

«È “violenza contro le donne” ogni atto di violenza fondata sul genere che provochi un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne,
incluse le minacce, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà.»
Art 1 della dichiarazione Onu sull’eliminazione della violenza contro le donne.

La violenza sulle donne è un gravissimo problema di cui, però, non si è ancora presa la dovuta coscienza, e questo nonostante in Italia 1 donna su 3 ha subito almeno un episodio di violenza nel corso della propria vita (secondo un calcolo dell’Istat). Ancora oggi, “le donne che denunciano qualsiasi tipo di abuso verso la propria persona, non ottengono misure di protezione efficaci, non sono credute nelle aule dei tribunali e rischiano di perdere i figli nelle cause di separazione. Non solo. Il numero dei femminicidi rimane costante nel tempo” come dichiara l’Associazione nazionale D.i.Re – Donne in rete contro la violenza sulle pagine del proprio sito.

Questo perché la violenza di genere assume molteplici forme e modalità, poco o per nulla evidenti alla vista di familiari, amici e amiche o conoscenti e, nella maggior parte dei casi, è nascosta tra le mura domestiche. Non pensiamo che a noi non possa mai succedere, perché, purtroppo, siamo tutte potenziali vittime. Quello che possiamo fare per difenderci e proteggere chi amiamo è imparare a conoscere le tipologie di abuso attraverso le quali è possibile ledere fisicamente e psicologicamente una donna, affinché nessun episodio di violenza possa essere ancora sminuito, sottovalutato, rimanere inascoltato, non creduto. E sensibilizzare quante più persone possibile sull’importanza di chiedere aiuto e aiutare se si subisce o si conosce una donna che subisce soprusi e violenze.

La violenza di genere, infatti, rimane uno dei più grandi stereotipi contro cui le donne devono combattere ogni giorno. Perché chi denuncia si trova a doversi difendere quando dovrebbe solamente avere il diritto di far valere i propri diritti, finendo per sentirsi ancor più abbandonata, giudicata, umiliata e non tutelata.

Ne abbiamo avuto l’ennesima prova nei mesi precedenti quando è stato istituito il lockdown a marzo per contrastare la diffusione del Coronavirus: nel momento in cui il mondo si è fermato e si è invitata la popolazione a stare in casa per tutelare la propria salute e quella delle altre persone, per tantissime donne quel messaggio di invito alla prudenza rimanendo H24 nella propria abitazione è risuonato, ad ogni ora del giorno e della notte, come una ulteriore minaccia.





Le forme di violenza sulle donne

Ogni forma di violenza ha ripercussioni devastanti sulla salute psicologica e fisica delle donne ma, ancora oggi, si sottovalutano i suoi effetti. Questo perché viviamo in una società che affonda le proprie radici nella disparità sociale, ritenendo le donne inferiori all’uomo e giustificando forme di violenza che non per forza di cose lasciano lividi addosso a chi ne è vittima. E, anche se li lasciassero, si tende troppo spesso a sminuire l’accaduto, a pensare che sarà l’ultima volta, che le cose miglioreranno, che è possibile gestire le violenze da sole e anche, drammaticamente, che la violenza sulle donne non ci riguarda e, di conseguenza, non è un nostro problema. Non dimentichiamo mai che la vittima di violenza non è “un certo tipo di donna”, chiunque di noi può esserlo stata o diventarlo.

Chi è vittima di violenza può non avere conseguenze evidenti addosso ma può sviluppare una o più patologie: dai disturbi gastrointestinali a difficoltà nel sonno e ad alimentarsi correttamente, provare attacchi di ansia e panico, soffrire di depressione, sviluppare scarsa autostima e arrivare al punto di togliersi la vita.

  • Violenza fisica:  Ogni atto volto a far del male o terrorizzare la vittima e che può causarle una o più lesioni (lanciare oggetti, schiaffi, pugni, calci, soffocamento, minacciare e/o usare armi da fuoco o da taglio)
  • Violenza sessuale: Ogni forma di coinvolgimento in attività sessuali indesiderate ottenute contro la volontà e/o con minaccia che siano lesivi della dignità della vittima (costrizione ad avere rapporti sessuali con terzi, a subire pratiche sessuali indesiderate, alla visione di materiale pornografico, prostituzione forzata)
  • Violenza psicologica: Ogni offesa, insulto, umiliazione, mortificazione volto a intimidire, perseguitare e denigrare la vittima minandone l’autostima (controllo e gestione della vita quotidiana, minacce, svalutazione)
  • Violenza economica: Ogni forma di privazione o controllo che limiti l’accesso all’indipendenza economica della vittima (limitare o negare l’accesso alle finanze familiari, appropriarsi dei risparmi e dei guadagni della donna)
  • Stalking: L’insieme di atti persecutori, ripetuti e intrusivi (minacce, pedinamenti, molestie, telefonate o attenzioni indesiderate) che creano gravi stati d’ansia e di paura per l’incolumità della vittima e tali da comportare un drastico cambio nelle sue abitudini di vita.

(Fonte: “Exit -Uscite di sicurezza contro la violenza”, D.i.Re BASTA alla violenza contro le donne)





La violenza domestica durante il lockdown

Come abbiamo appena visto, quando si parla di violenza di genere, non si intende solamente l’aggressione fisica o il suo atto estremo, il femminicidio, ma si comprendono  tutte quelle azioni volte a creare la sottomissione della donna facendola sentire inferiore, incapace, indegna, totalmente dipendente dall’uomo.

Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) la maggior parte degli abusi avvengono all’interno del nucleo familiare, da parte di partner ed ex partner, senza distinzione di età, ceto sociale ed economico, etnia.

La violenza domestica, in tutte le sue tipologie elencate in precedenza, presenta dati allarmanti, che durante il lockdown si sono pericolosamente alzati. Dopo una iniziale fase di calo, le richieste di supporto sono tornate a crescere da quando  la rete nazionale D.i.Re ha indetto una massiccia campagna di comunicazione per far sapere alle donne che si sono trovate chiuse in casa, di fatto in trappola, che non erano sole e che i centri antiviolenza e le case rifugio aderenti alla rete erano attive, sempre e comunque pronte ad ascoltarle e a fare di tutto per aiutarle.

L’80% delle telefonate che sono arrivate alle operatrici dei centri antiviolenza D.i.Re sono proprio state relative alla violenza domestica ed è facile comprendere come il periodo del lockdown sia stato per le vittime una ulteriore esposizione a violenze fisiche, psicologiche e verbali.





Nel solo periodo di emergenza 2867 donne si sono rivolte ai centri antiviolenza D.i.Re, con un drammatico incremento del 74,5 rispetto alla media mensile registrata con l’ultimo rilevamento statistico (2018). Per far fronte a questa “pandemia parallela”, le operatrici dei centri antiviolenza D.i.Re hanno dovuto sostenere numerosissime spese impreviste per adeguare le strutture alle disposizioni per la prevenzione del Covid19, che si è cercato e si sta tutt’ora facendo il possibile per coprire. In concomitanza dell’avvio del lockdown e in previsione dello scenario economico che si è andato a definire D.i.Re ha aperto il Fondo Emergenza Covid-19 che, tra gli altri progetti, aiuterà anche il reinserimento lavorativo di tutte quelle donne che a causa della pandemia hanno perso il proprio impiego.

In questo drammatico scenario, l’azienda farmaceutica Gedeon Richter Italia ha voluto dare il proprio contributo dando il via alla challenge solidale #SORRIDOCOLCUORE, un progetto digitale con il quale sta coinvolgendo donne e uomini di tutta Italia, chiamati a scattare una foto o creare un video per sensibilizzare quante più persone possibili riguardo la necessità di aprire gli occhi e riconoscere ogni forma di violenza sulle donne e far sapere a quante stanno vivendo una situazione difficile che non sono sole.





La campagna #SORRIDOCOLCUORE, attiva fino al 30 settembre 2020, prevede da parte di Gedeon Richter Italia la donazione di una somma di base di 10.000€ a D.i.Re per la creazione di tirocini formativi e borse lavoro rivolte alle donne vittime di violenza, ai quali aggiungerà 3€ per ogni foto o video di quanti parteciperanno alla challenge, con l’obiettivo di raggiungere 20.000€.

Fino ad ora sono moltissime le persone che hanno regalato un sorriso con il cuore alle donne vittime di violenza attraverso una foto o un video postato sui social ma il traguardo è ancora lontano: contribuisci anche tu, con una tua foto o un video, a sostenere Gedeon Richter Italia nell’aiutare D.i.Re e tutte le donne che trovano nelle loro operatrici un’ancora di salvezza per uscire dalla violenza alle quali sono sottoposte. Qualunque forma abbia.

logo video challenge #sorridocolcuore

#SORRIDOCOLCUORE è un progetto al quale ti invitiamo a partecipare subito digitalmente, per contribuire attraverso un piccolo gesto a portare un po’ di felicità alle donne vittime di violenza. 

Partecipa anche tu a #SORRIDOCOLCUORE e grazie al tuo piccolo gesto aiuterai Gedeon Richter Italia a sostenere il FONDO EMERGENZA COVID-19 dell’Associazione Nazionale D.i.Re “donne in rete contro la violenza”. 

Istruzioni per partecipare a #SORRIDOCOLCUORE

  • Crea un video oppure scatta una foto contenente 3 elementi: sorriso, cuore, mascherina
  • Condividi il video o la foto in modalità PUBBLICO, ovvero visibile a TUTTI, tramite i tuoi social network (Facebook, Instagram, Twitter, TikTok oppure YouTube)
  • Inserisci nella descrizione del post l’hashtag #SORRIDOCOLCUORE
  • Tagga la pagina Facebook Sorrido col Cuore (@sorridocolcuore) se utilizzi questo social!
  • Sfida altre 7 persone a partecipare alla vchallenge!

Tutte le challenge partecipanti a #SORRIDOCOLCUORE vengono raccolte sul sito www.sorridocolcuore.it, dove è visualizzabile anche il contatore dei video e delle foto pervenute: ad ogni video e foto condivisa in rete Gedeon Richter italia attribuisce un valore di 3.00 Euro che si andranno a sommare alla donazione di base di 10.000 Euro, fino al raggiungimento dell’obiettivo di 20.000 Euro a favore di D.i.Re “Donne in rete contro la violenza”.

N.B. a nessun partecipante alla challenge #SORRIDOCOLCUORE viene richiesto un esborso economico.
Il tuo video o la tua foto = 3,00€! Tu regali un video sorriso, Gedeon Richter Italia donerà per te 3,00€ a Di.iRe “donne in rete contro la violenza”.

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