Il pericoloso legame tra intolleranze alimentari e problemi riproduttivi
Le diagnosi di intolleranze alimentari e allergie ai cibi sono in continua crescita. Nei paesi industrializzati sono disturbi molto diffusi e le intolleranze hanno un’incidenza maggiore rispetto alle allergie, manifestandosi in un adulto su cinque e interessando anche la popolazione più giovane sin dall’età pediatrica. Secondo i più recenti dati Istat la persone allergiche e intolleranti sono in pericoloso aumento, passando dal 2,9% degli anni ’80 al 12,7% di oggi. Le conseguenze di questi disturbi possono compromettere la salute di chi ne soffre, con disturbi più o meno gravi, un impatto negativo sulla qualità della vita e un aumento del rischio di andare incontro a carenze nutrizionali.
Recenti ricerche, inoltre, hanno scoperto che esiste un legame tra le intolleranze alimentari, in particolare al lattosio e al glutine, e le difficoltà riproduttive. Un problema ben conosciuto dai medici del Centro di fertilità di Procrea di Lugano che hanno riscontrato celiachia nell’8% delle coppie con infertilità idiopatica (senza causa apparente). Il Dott. Michael Jemec, specialista in medicina della riproduzione del centro ProCrea dichiara in un’intervista su Donna Moderna: “L’intolleranza alimentare può causare una diminuzione delle probabilità di impianto dell’embrione, aborti ricorrenti e ritardo di crescita intrauterina. L’assunzione di cibi non tollerati provoca un’infiammazione cronica e quindi una risposta immunologica esagerata che può essere dannosa per la maturazione degli ovuli.”
Un legame da non sottovalutare, soprattutto perché molto spesso le intolleranze alimentari non presentano sintomi evidenti e capita che vengano riscontrate solamente nel momento in cui una coppia è alla ricerca di un figlio e la gravidanza non si instaura naturalmente.
In realtà sarebbe necessario ascoltare meglio il proprio corpo e i segnali che invia, perché le intolleranze alimentari e le allergie potrebbero compromettere l’assorbimento di importanti sostanze nutritive per lo sviluppo della gravidanza e del feto, così come danneggiare le ovaie. Indagare meglio e più a fondo i sintomi che si possono ricollegare a questi problemi è fondamentale, per mettere in atto tutte le strategie utili per preservare la salute e la capacità riproduttiva e scegliere il percorso più adatto se prima o poi si desidera diventare madri.
Differenza tra intolleranza alimentare e allergia
Le intolleranze alimentari appartengono a un gruppo di disturbi che provocano reazioni avverse quando si ingeriscono delle tipologie particolari di cibo. Intolleranze e allergie non sono, però, la stessa cosa: si parla di intolleranza alimentare quando la reazione all’ingestione di un cibo non coinvolge anche il sistema immunitario ma si avvertono sintomi fastidiosi, mentre le allergie alimentari implicano un coinvolgimento da parte di meccanismi immunologici con sintomi che possono arrivare a mettere in pericolo anche la vita stessa.
Esistono diverse tipologie di intolleranze alimentari:
- Enzimatiche, che si manifestano per incapacità di metabolizzare alcune sostanze per difetti congeniti (ad esempio nel caso di intolleranza al lattosio, celiachia o intolleranza al grano, favismo)
- Farmacologiche, che si manifestano tramite reattività a particolari molecole contenute in alcuni cibi
- Intolleranze provocate da additivi presenti negli alimenti
Come capire se si soffre o meno di una qualche intolleranza?
Ci sono reazioni ben precise che vengono avvertite da chi soffre di un’intolleranza o allergia alimentare, che possono essere causate per ingestione o contatto ma la sintomatologia clinica non sempre è così chiara e anche i test che vengono utilizzati per la diagnosi spesso non sono attendibili al 100%. Tra i sintomi più comuni manifestati da chi è intollerante ad alcuni cibi possiamo citare: senso di gonfiore, difficoltà digestive, flatulenza, dolori a livello addominale, diarrea, vomito, perdita di sangue nelle feci. I sintomi delle intolleranze possono essere sporadici oppure diventare cronici. In caso di allergie, invece, le reazioni da ingestione o contatto possono essere anche più gravi, andando a coinvolgere l’apparato gastrointestinale, quello respratorio e la cute e possono essere da lievi a molto gravi: orticaria, vomito, tosse e difficoltà respiratorie, gonfiore alla lingua, arrivando allo shock anafilattico.
Diagnosticare le intolleranze alimentari e le allergie non è semplice. Il primo passo è un’anamnesi dettagliata del paziente, allo scopo di individuare se si è di fronte ad una persona potenzialmente intollerante o allergica. Si prosegue poi consigliando di tenere un diario alimentare, che permetterà al medico di valutare nel tempo l’evolversi delle patologie. La diagnosi può avvenire anche per esclusione, eliminando dal proprio piano alimentare quotidiano alcuni cibi potenzialmente allergici e non tollerati (latte, uova, arachidi, soia, pesce e frumento in primis), per valutare se la sintomatologia persiste o scompare. Di solito l’eliminazione di questi alimenti è consigliata per 2-3 settimane, a seguito delle quali vengono reinseriti per comprendere l’incidenza della sintomatologia di riferimento e si esegue una valutazione delle reazioni manifestate.
Esistono poi i test delle intolleranze e delle allergie alimentari validati scientificamente “che consentono di individuare con precisione non solo l’alimento sospetto ma a quale porzione di esso, di norma una proteina ( o una frazione di essa), si è ipersensibili e avviare così la corretta terapia”, come afferma Walter Canonica, direttore della clinica di malattie dell’apparato respiratorio dell’Università di Genova e presidente della Società Italiana di Allergologia e Immunologia Clinica.
Molto spesso, però, ci si affida al “fai-da-te”, utilizzando metodiche diagnostiche alternative o non validate scientificamente che, oltre ad essere costose dal punto di vista economico, non possono indicare con precisione un’intolleranza o allergia alimentare. Il rischio è privarsi di alimenti e sostanze nutritive fondamentali, inutilmente.
Intolleranze alimentari e fertilità
Le conseguenze di intolleranze alimentari non diagnosticate e non trattate (con l’esclusione degli alimenti colpevoli delle reazioni avverse dal proprio piano alimentare) possono influenzare negativamente tanti aspetti della nostra salute. I disturbi possono avere ripercussioni sull’apparato intestinale, sul sistema respiratorio, sulla salute della pelle, sulla salute del sistema nervoso e del sistema muscolare. Senza dimenticare le conseguenze sull’apparato genito-urinario, con maggiori possibilità di soffrire di cistiti, vaginiti, candidosi e altri problemi intimi femminili.
Da non sottovalutare poi l’incidenza delle intolleranze alimentare sulla fertilità. È stato dimostrato, infatti, che questi fenomeni possono compromettere la capacità riproduttiva delle donne, più colpite dalla condizione rispetto agli uomini con un rapporto di 3 a 1. In particolare sono stati condotti diversi studi scientifici¹ sulla connessione tra celiachia² e infertilità. Tra i sintomi della celiachia, infatti, si possono annoverare anche disturbi legati alla sfera riproduttiva femminile: non solo infertilità, ma anche maggiori possibilità di avere aborti spontanei, maggior rischio di affrontare gravidanze a rischio, parti prematuri, bambini sottopeso alla nascita. La celiachia può anche ritardare la comparsa delle prime mestruazioni e provocare menopausa precoce. Rischi che aumentano in caso di diagnosi tardiva.
Rischi che si potrebbero correre anche in caso di altre intolleranze alimentari, perché l’assunzione di alimenti che il nostro organismo non tollera provoca un’infiammazione cronica che può comportare danni all’apparato riproduttivo femminile e anche a quello maschile.
¹ Moleski SM, et al. Increased rates of pregnancy complications in women with celiac disease. Annals of Gastroenterology. 2015; 28, 236-240 e Choi JM, et al. Increased Prevalence of Celiac Disease in Patients with Unexplained Infertility in the United States: A Prospective Study. J Reprod Med. 2011; 56(5-6): 199–203
² Celiachia: malattia infiammatoria cronica che provoca malassorbimento e carenze alimentari, a causa di un’alterazione della mucosa dell’intestino tenue, che si manifesta con l’assunzione di cibi contenenti glutine
Cosa fare se si sospetta un’intolleranza alimentare o un’allergia
Per fugare ogni dubbio e capire se si soffre di una qualche forma di intolleranza alimentare il consiglio è di rivolgersi al proprio medico curante e a centri specializzati nel momento in cui disturbi gastrointestinali, respiratori o cutanei a seguito di contatto e ingestione di alimenti ci mettono in allarme, senza mai sottovalutare i segnali che il nostro corpo ci invia. Esistono diversi esami di laboratorio che possono indagare il problema e darci una risposta chiara che possa confermare o escludere la presenza di una allergia o intolleranza alimentare e scegliere, insieme al proprio medico, la dieta più idonea e farsi consigliare su tecniche di preservazione della fertilità come l’Egg Freezing, ad esempio.
Considerando, infatti, che intolleranze alimentari e infertilità sono un binomio sempre più strettamente legato e che le intolleranza sono in pericoloso aumento, sarebbe opportuno per le donne valutare sin da giovani la possibilità di preservare la fertilità femminile tramite Egg Freezing: una pratica sempre più diffusa e che permette di crioconservare i propri ovociti tramite vitrificazione, così da essere sicure di poter avere maggiori chance di avere un bambino quando sarà il momento giusto. Evitando anche che eventuali intolleranze e l’aggravarsi di queste condizioni croniche possano mettere a rischio la propria capacità riproduttiva e il coronamento dei propri sogni.
Le intolleranze alimentari e le allergie ai cibi possono compromettere la nostra salute e anche la nostra vita, ostacolando una serie di progetti che potrebbero non avverarsi a causa di una condizione spesso sottovalutata e scarsamente diagnosticata. Per fortuna, però, una volta individuati gli alimenti dannosi per il nostro organismo si può facilmente risolvere la situazione, eliminando i cibi “incriminati” e seguendo uno stile di vita che si prenda cura della propria salute. Anche di quella intima e riproduttiva.
L’importante è affidarsi sempre ad esperti che possano consigliare come è meglio comportarsi, anche nel caso in cui questo fenomeno metta a rischio la voglia di maternità e i progetti futuri di avere un bambino.